ermo colle

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"(...) e il naufragar m'è dolce in questo mare (...)"

"(...) e il naufragar m'è dolce in questo mare (...)"
(G. Leopardi)

giovedì 27 gennaio 2011

Vitae Excursus

Quanti sogni, allora,
presso il camino
della mia dimora,
ti ricordi, Nino?
A vent'anni,
senza affanni,
ogni giorno che viene
è un bene
scontato.
Non ringraziamo nemmeno
chi ce l'ha prestato.
Si poteva, almeno,
tentare
di afferrare
il mondo
quanto è tondo
e rivoltarlo.
Solo da noi
dipendeva il farlo.
Invece,poi,
è stato il mondo
a rivoltare noi,
senza un perché.
Cos'è
stata la tua vita?
E la mia?
Per ognuno
una serie di atti,
forse matti,
senza sesnso alcuno
e via!
A cosa è valso
mettere al mondo figli?
E' stato un passo falso?
Li abbiamo immolati
sull'altare
della vita, gettati
senza appigli,
così, senza pensare,
per ambizione.
E poi,
tutti fanno figli,
facciamoli anche noi,
almeno uno.
E' opportuno,
invece,
per la continuazione
della specie.
Abbiamo fatto
le nostre scelte di vita?
Non è vero affatto.
Altri c'hanno pensato,
dopo aver meditato
con mente gesuita.
E un bel mattino,
o una sera,
ecco l'ammaina bandiera.
E' davvero finita.
Il cerchio si chiude,
Nino!
Dopo la palude
della vita,
il Fato,
bizzarro,
l'ha ora mutato
in ruota di carro,
che rotola
verso una botola,
forse verso l'inferno,
con noi a far da perno,
con noi a far da raggi,
con noi come ingranaggi
sdentati,
vecchi primati
su un mondo svitato,
inventato
per celia, così,
da non si sa chi!

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